Di che cosa parliamo quando parliamo di blogger relation?
Esiste una parola in giapponese, kokoro, che racchiude in sé concetti spesso percepiti come opposti, ma che in realtà, uniti, non rappresentano altro che l’essere umano – e la vita – in tutta la sua completezza: cuore e mente, emozioni e pensieri. È così, Kokoro, che la nota presentatrice televisiva Mao Kobayashi ha voluto chiamare il suo blog personale, nel quale ha raccontato la sua lotta contro il cancro a una nazione solitamente restia a trattare pubblicamente argomenti e problemi privati. Eppure, non appena ha iniziato a scrivere, Mao ha scoperto che in molti volevano ascoltarla, in molti altri incoraggiarla, in altri ancora condividere con lei le proprie esperienze: il mondo insomma era pieno di persone che provavano emozioni e nutrivano pensieri simili ai suoi (nella fattispecie, oltre un milione), persone che potevano restare connesse grazie al suo blog.
Del resto, condividere con il mondo emozioni e pensieri, unire le persone a partire da passioni e valori comuni è sempre stata la ragion d’essere dei blog (e dei blogger), da Robot Wisdom di Jorn Barger fino allo stesso Kokoro e oltre, al di là dei cambiamenti intervenuti nella loro forma (e che continueranno a esserci). Ecco perché oggi vogliamo capire se e come sia possibile per il non profit trovare emozioni e pensieri comuni, un linguaggio comune, con il mondo dei blog (e dei blogger).
Negli ultimi anni ci hanno già provato le aziende profit, per condividere il proprio messaggio e/o prodotto con un pubblico ampio e al tempo stesso targetizzato, in un modo che possa essere autentico e significativo. È una relazione che non solo ha dimostrato di funzionare, ma che anzi continua a crescere, probabilmente perché è basata su poche ma semplici verità, su tutte il fatto che il pubblico sia più propenso ad assimilare un messaggio e ad agire di conseguenza dietro la raccomandazione non di un brand, ma di una persona che stima, che vorrebbe emulare e in cui ripone fiducia … una sorta di amico insomma.
Eppure tra queste poche ma semplici verità ne manca una, fondamentale, come evidenziato recentemente anche dalle istituzioni preposte a disciplinare le pratiche pubblicitarie e a tutelare i diritti dei consumatori: la trasparenza e con essa l’autenticità. Se infatti le aziende corteggiano, e nella maggior parte dei casi pagano, i blogger per costruire una relazione, quanto può essere sincera quest’ultima, quanto spontanei i contenuti che ne derivano? O anche, come si domanda Terri nel racconto di Raymond Carver che il titolo di questo articolo parafrasa, che te ne fai di un amore così?
La risposta, per coloro che lavorano nel settore non profit, è molto immediata: non sapremmo proprio che farcene, anzi, come dimostra il backlash di Barnardo’s di qualche anno fa, sarebbe addirittura un amore dannoso. La trasparenza e l’autenticità infatti sono sempre importanti, a maggior ragione quando si tratta di una causa sociale. Forse però c’è anche qualcosa di più e ce lo fa capire un altro protagonista del racconto di Carver, Mel: Quello non è mica amore, lo sai benissimo. Non so come lo chiameresti tu ma amore no di sicuro.
E allora come possiamo costruire con i blogger una relazione che sia davvero possibile chiamare amore?
Possiamo iniziare ad esempio cercando un punto di contatto con loro, ossia con persone che condividono con il mondo emozioni e pensieri, che raccontano una storia che è anche un’esperienza (personale), nella quale i lettori sentono di essere con loro, uniti in passioni e valori comuni. La base di partenza può essere quindi andare a intercettare una particolare sensibilità da parte del blogger alla causa oppure più in generale andare a nutrire un interesse già esistente, che coincide con la sua linea editoriale, come abbiamo fatto in occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo con Fondazione Oltre il Labirinto e mamme e food blogger.
E poi la blogger relation è appunto una relazione, che va costruita, passo dopo passo. I blogger prima di tutto sono esseri umani e vanno trattati come tali. Se nella vita quotidiana non ci sogneremmo mai di avanzare una richiesta a una persona senza esserci prima almeno presentati, perché mai lo dovremmo fare con un blogger? Largo allora a un approccio personale, informale, che denoti al tempo stesso anche un certo livello di cura, attenzione e professionalità. E apprezzamento: è importante trovare sempre il modo di ringraziare! Inoltre, una relazione non è una vera relazione, se non le dedichiamo tempo e impegno: ancora una volta infatti la vita ci viene in soccorso, insegnandoci che è sempre meglio coltivare poche relazioni ma buone, ossia profonde, durature, non univoche.
E allora, alla fine, ecco che, quando parliamo di blogger relation, parliamo di una relazione, che si gioca, a differenza del settore profit, non a suon di denaro, ma di emozioni e pensieri, passioni e valori.
Che ne dite, vi abbiamo convinti a iniziare questa relazione?